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Analisi dei rischi per la salute nel lavoro

Aree di Intervento

Analisi dei rischi per la salute nel lavoro

La concezione del lavoro e la sua collocazione all’interno della vita di una persona e delle sue abitudini quotidiane risentono del pensiero sociale sul lavoro, che si è trasformato radicalmente dal passato ad oggi. Le successive trasformazioni, osservate negli ultimi secoli, hanno visto divenire il lavoro, non solo un’attività necessaria per vivere, in quanto consente l’indipendenza economica, ma anche un mezzo di affermazione nel sociale, che assegna uno status e che riveste il valore di un rituale che contrassegna il vero passaggio all’età adulta.

In seguito a questi cambiamenti, è aumentato il peso dell’identità lavorativa sull’identità personale e ciò ha portato, negli ultimi anni, a dedicare al lavoro sempre maggiori spazi che, spinti all’eccesso, hanno generato ricadute negative sulla vita psico-sociale e sulla salute fisica.

Il malessere sociale che nasce dall’eccessivo tempo riservato al lavoro è stato descritto, negli ultimi anni, nei termini di “burnout ”, di “sindrome da stress lavorativo ”, ma soprattutto di “lavoro-dipendenza ”.

Inizialmente, infatti, la dipendenza dall’attività lavorativa si instaura come un’abitudine all’eccesso di ore dedicate a lavorare. Nella seconda fase sintomatica, generalmente, si cominciano ad evidenziare spesso segni di burnout o della cosiddetta “sindrome da stress lavorativo”, un quadro clinico che può comportare diversi sintomi psichici o fisici, come ansia, vuoti di memoria, astenia, disturbi digestivi, cefalea, disturbi cardiaci, squilibri alimentari e altri ancora. Ma il lavoro-dipendente può continuare a non ascoltare i primi segni di disagio, attribuendoli a problemi fisici o a presunte predisposizioni ereditarie. Il quadro clinico può peggiorare fino all’infarto e all’instaurarsi di problemi di salute seri e cronici. La mancanza delle ore di sonno necessarie per il benessere psicofisico sembra un fattore strettamente connesso all’eccesso lavorativo, che innesca profonde modificazioni nella chimica cerebrale e nel funzionamento della regolazione neurologica di tutte le funzioni vitali, un fattore che dovrebbe fare riflettere sull’assunzione di farmaci o altre sostanze volte a diminuire il sano bisogno di dormire, pur di terminare il proprio lavoro.

La dipendenza dal lavoro oggi è ancora un fenomeno sottovalutato e poco riconosciuto nell’ambito del disagio psicologico e da ciò ne deriva che essa viene diagnosticata solo quando è associata ad altre problematiche psichiche o fisiche, uno stato di cose che al momento consente spesso una diagnosi in fase avanzata, magari in seguito ad infarti o ad altre gravi malattie, per le quali viene prescritto un assoluto riposo lavorativo. Ma i dipendenti dal lavoro sono attratti dalla loro attività anche in casa o in vacanza e difficilmente riescono ad ammettere di aver un problema che va affrontato seriamente per ridimensionare il loro rapporto con il lavoro. Poiché spesso i primi a segnalare il disagio sono i familiari, una diagnosi precoce potrebbe iniziare anche nell’ambito del trattamento dei problemi familiari o di coppia, in cui la lavoro-dipendenza può giocare un ruolo negativo decisivo.

Affrontare questo tipo di problema significa ridimensionare i tempi e gli spazi da dedicare alla vita lavorativa, riscoprendo altre attività, spesso meno remunerative, talvolta altrettanto gratificanti, mediante le quali è possibile cominciare a prendersi nuove soddisfazioni e disegnare nuovi obiettivi con altrettanta creatività.

Lo stress è una modalità di risposta fisiologica dell’organismo sottoposto a modificazioni importanti che prevedono un adattamento ma può avere anche dei risvolti patologici con specifici sintomi psichici, fisiologici e comportamentali, che nel caso di un disturbo grave può causare sofferenza nel soggetto e significativa compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. L’ambiente di lavoro resta comunque un vero e proprio centro di produzione di stress per svariati motivi: si può avere incertezza nella definizione dei ruoli e nelle istruzioni ricevute; in un gruppo di lavoro si può entrare in conflitto per le diverse personalità e la poca definizione dei ruoli generando anche una inefficienza sul lavoro; le richieste dell’ambiente di lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle o controllarle. Lavorare sotto una certa pressione può migliorare le prestazioni e dare soddisfazione quando si raggiungono obiettivi impegnativi. Al contrario, quando le richieste e la pressione diventano eccessive, causano stress.

Anche i continui attacchi mobizzanti sul posto di lavoro aggressivi ed ostili possono privare chi ne è colpito di qualsiasi appoggio e difesa facendolo precipitare in una condizione di estremo disagio che cronicizzandosi si ripercuote negativamente sul suo equilibrio psico-fisico.

Il vero e proprio crollo psicologico si ha con il burn-out: crisi ansiose, depressione, insonnia, problemi coniugali o familiari, uso e incremento di alcol e farmaci. E’ il non farcela più, l’insoddisfazione e l’irritazione quotidiana, la prostrazione e lo svuotamento, il senso di delusione e l’importanza di molti lavoratori che si caricano di responsabilità e non riescono ad esprimere i propri bisogni.

Una giusta diagnosi e una adeguata terapia possono renderci più consapevoli di cosa veramente ci sta stressando, possono renderci più indipendenti dall’ambiente di lavoro e più rispettosi di noi stessi. Dobbiamo riuscire a sentire quando è il momento di prenderci delle pause e dedicare del tempo alle relazioni con le persone con cui ci troviamo bene. Metterci al centro della nostra vita.